Focus sulle Società remiere: La Lega Navale Italiana di Brindisi – Gruppo Sportivo Canottaggio

ROMA, 30 dicembre 2020 – Torniamo a parlare di società e continuiamo a farlo con la rubrica “Focus sulle Società Remiere” fermandoci in Puglia per conoscere la Sezione Canottaggio della Lega Navale Italiana di Brindisi del Presidente Roberto Galasso, col gruppo dirigente e tecnico che vede come Consigliere allo sport per il canottaggio Franco Leoci, come Direttore Sportivo Pietro Calabrese e, per la parte tecnica, gli allenatori Pasquale Libetta e Giovanni Libetta. La Sezione di Brindisi della Lega Navale Italiana è stata costituita nel lontano 1917, pochi anni prima della nascita del primo sodalizio cittadino in cui si pratica il canottaggio, lo storico Circolo Nautico. Una tradizione che prosegue e si rafforza negli anni del secondo dopoguerra grazie alla presenza dei gruppi del Comando Marina Militare e dei Vigili del Fuoco fino ad arrivare, nel 1962, alla prima affiliazione alla Federazione Italiana Canottaggio con inizio attività nel 1975.

A metà degli anni ’70, quindi, il Gruppo Sportivo Canottaggio della Lega Navale Italiana di Brindisi inizia a prendere corpo e alla sua guida venne chiamato Giovanni Libetta, già prestigioso atleta del Circolo Nautico, selezionato per le Olimpiadi del 1960 e vincitore di vari titoli nazionali, nonché apprezzato allenatore, sia presso i Vigili del Fuoco che presso il Comando Marina. Da allora il gruppo della LNI di Brindisi ha proseguito senza interruzioni la sua attività, ottenendo numerosi risultati e riconoscimenti in ambito locale, nazionale ed internazionale. Tra questi si possono ricordare ben undici titoli mondiali master, in singolo, conquistati negli anni ’90, cinque dallo stesso Giovanni Libetta e sei dal figlio Pasquale Libetta, suo degno erede ed attuale primo allenatore del gruppo. Come atleta e allenatore del gruppo canottaggio della LNI di Brindisi, Giovanni Libetta ha ricevuto nel 1994 la Stella di Bronzo del CONI al merito sportivo, nel 2006 il Palma Remo della FIC e nel 2018 il Diploma d’Onore da parte del CONI.

Nel 2017 la LNI di Brindisi ha ricevuto dal CONI la Stella d’Argento al merito sportivo. Dopo questi breve introduzione iniziamo a dialogare con il Direttore Sportivo Pietro Calabrese, delegato dal Presidente Galasso per questa intervista. A Calabrese chiediamo se il primo lockdown ha lasciato strascichi nella sua società ed ora, nel pieno della seconda ondata pandemica, come sta vivendo questa situazione: “Durante il lockdown della scorsa primavera, nonostante la temporanea chiusura della sede, siamo riusciti a non interrompere gli allenamenti, che si sono svolti sia all’aperto che all’interno delle rispettive abitazioni, grazie alla distribuzione dei remoergometri agli atleti, in continuo contatto con l’allenatore Pasquale Libetta. In quella difficile situazione il gruppo ha reagito in modo positivo, dimostrando forte motivazione, capacità di adattamento ed autodisciplina.

Ma ovviamente ci sono state anche delle conseguenze negative, non solo sulla preparazione degli atleti e degli equipaggi in acqua, ma anche sul proseguimento di alcune iniziative già avviate, come il progetto Remare a Scuola che si stava sviluppando con ottimi risultati nella sua prima parte e che si è dovuto bruscamente interrompere. Dopo la riapertura di maggio, nel rispetto dei protocolli e delle regole interne che ci siamo dati, abbiamo ripreso a frequentare la sede e ad allenarci in barca. La seconda ondata pandemica ha portato ad una ulteriore limitazione delle presenze, ad una turnazione degli allenamenti ed all’uso delle sole imbarcazioni singole, con conseguenti disagi e difficoltà nella programmazione. In ogni caso questo non ci impedisce di proseguire con il massimo impegno e poi, guardando in positivo, l’allenamento in singolo tornerà certamente utile per prepararsi e migliorare la tecnica di voga, in vista della prossima piena ripresa dell’attività”.

Direttore, lei ritiene che la pandemia da Covid-19 abbia generato un certo cambiamento nelle nostre abitudini, in genere, e nei canottieri in particolare? “In generale mi pare evidente che la pandemia abbia generato alcuni cambiamenti nelle nostre abitudini e nei rapporti con gli altri. Penso soprattutto alla necessità di distanziamento fisico ed alle ridotte occasioni di socializzazione, che finiscono col ridurre la coesione all’interno di un gruppo sportivo, in particolare per uno sport di squadra come il canottaggio. Per questo mi auguro che si possa quanto prima tornare a stare insieme, sia in barca che fuori, magari conservando di questa esperienza il senso di responsabilità dei nostri comportamenti e di solidarietà, che pure si sono manifestati e fanno parte dei valori e dello spirito dello sport”. La sua società è riuscita a ripristinare i progetti iniziali? “La nostra società è impegnata, in particolare, nella crescita del settore giovanile e nella diffusione della pratica del canottaggio tra i giovani. Di questo impegno fa parte la partecipazione al progetto Remare a Scuola che, nonostante la pandemia, è stato avviato anche per l’attuale anno scolastico.

Ma il progetto più generale che intendiamo sviluppare nel corso dei prossimi anni prevede anche altro: dal miglioramento dell’organizzazione interna e della funzionalità della sede, all’acquisto di nuove attrezzature ed imbarcazioni, oltre ad iniziative promozionali, manifestazioni agonistiche ed all’adesione alla Scuola Italiana di Canottaggio. In definitiva, nonostante le difficoltà e l’inevitabile allungamento dei tempi, sono convinto che potremo presto riprendere i nostri progetti, facendo tesoro di questo periodo per prepararci al meglio per la loro effettiva realizzazione”. Come avete affrontato la seconda parte di stagione agonistica? “Dopo la ripresa degli allenamenti in barca non abbiamo voluto rinunciare a due importanti trasferte che hanno impegnato in particolare i nostri master: i primi di settembre il Campionato Italiano Master di Ravenna e, dopo solo una settimana, i Campionati Coastal e Beach Sprint di Lignano Sabbiadoro. Un impegno anche economico ed organizzativo, considerata la notevole distanza rispetto alla nostra sede e la necessità di rispettare le regole ed i protocolli di prevenzione e contrasto alla pandemia che sono stati giustamente adottati.

Tra gli ottimi risultati di tutto il gruppo, vorrei solo segnalare il titolo italiano sul singolo Beach Sprint Under 43 di Federica Romanelli, la nostra atleta di punta, già vincitrice nel canoino master A ai Campionati Regolamentari di Bardolino del 2019”. Secondo lei come si potrebbero aumentare i tesserati nei vari sodalizi e, conseguentemente, anche nella Federazione? “Il numero dei tesserati di una Società dipende da diversi fattori ed è molto condizionato dal contesto ambientale in cui si opera. In questo senso, la scarsità di bacini interni, che caratterizza il sud Italia e la Puglia in particolare, non favorisce la diffusione della pratica del canottaggio. Molto spesso le società si trovano in un contesto portuale, in presenza di attività e regole che ne limitano gli spazi d’azione ed il possibile sviluppo. Nel caso di Brindisi possiamo comunque ritenerci fortunati, potendo disporre di uno spazio acqueo autorizzato che si sviluppa per oltre mille metri all’interno del porto naturale, con condizioni meteo quasi sempre favorevoli. Ma ritengo che, a Brindisi come altrove, al di là della buona disponibilità delle autorità portuali, andrebbe riconosciuto e valorizzato il ruolo dell’attività sportiva anche come possibile fattore di riqualificazione urbana ed ambientale, di crescita culturale, sociale ed economica, legata al benessere ed all’attrattività, anche turistica, dei luoghi.

Tornando al punto, credo che per favorire l’aumento dei tesserati sia necessario in primo luogo proporsi sempre più alle fasce giovanili, attraverso la scuola, i corsi di avviamento e le iniziative promozionali. Ma non va comunque trascurata l’offerta verso le fasce di età più avanzate, attraverso corsi per adulti, come già praticato da molti sodalizi. Un modo per diffondere la conoscenza del canottaggio ed un primo approccio per un’eventuale prosecuzione verso l’agonismo. Per fare questo è necessario un grande impegno da parte delle Società, che devono essere nelle condizioni di attrarre nuove adesioni e dare risposte adeguate alle aspettative di chi si avvicina al nostro sport. Un impegno economico ed organizzativo, che necessita non solo di volontà e passione, ma anche di risorse e competenze specifiche, non sempre presenti, per le quali ritengo si possa fare molto, anche grazie al coordinamento ed al supporto della Federazione e dei Comitati regionali. Un’altra questione rilevante per un possibile aumento dei tesserati riguarda gli orari scolastici, che spesso impegnano i ragazzi anche nel pomeriggio, rendendo difficile la pratica regolare dell’attività sportiva, in particolare quelle all’aperto, come il canottaggio, che non possono essere svolte solo nelle ore serali.

Per questo sarebbe opportuno che la programmazione scolastica non occupasse la fascia oraria del primo pomeriggio, che potrebbe essere destinata alle attività sportive, del resto fondamentali per la crescita psico-fisica dei giovani”. Direttore, come vede il futuro del canottaggio nella sua Regione e a livello nazionale? “Come dicevo, il canottaggio in Puglia si svolge per lo più all’interno di aree portuali, in bacini di ridotte dimensioni e spesso non adeguatamente protetti dalle intemperie. Nonostante ciò abbiamo un buon numero di società, alcune delle quali di grande importanza in ambito nazionale. Questo mi porta a dire che ci sono notevoli margini di crescita, soprattutto in contesti come Brindisi o Taranto, dove le condizioni ambientali sono più favorevoli. Senza nulla togliere agli altri siti, ritengo che per il futuro sviluppo del canottaggio nella nostra regione si dovrebbe puntare molto su queste due città. Brindisi offre uno specchio d’acqua non molto ampio ma ben protetto, ideale per competizioni sui 1000 metri, come si è dimostrato anche in occasione dei Campionati Italiani in tipo regolamentare del 2016, da noi organizzati.

Per quanto riguarda Taranto, mi auguro che si possa sfruttare l’occasione dei Giochi del Mediterraneo del 2026 e la prevista realizzazione del Centro Nautico per dotare finalmente la Puglia, e non solo, di strutture e di un campo di regata adeguati, da utilizzare al meglio anche successivamente, a livello regionale, nazionale ed internazionale. Va poi ricordato che il Comitato pugliese comprende anche la Basilicata, dove si trova il centro regionale di Senise (PZ), sul lago di Monte Cotugno, sede del locale Circolo Canottieri Lucani. Una struttura importante ma poco utilizzata, che potrebbe essere riqualificata e rilanciata, come sede di raduni e di manifestazioni di vario tipo, inserite in un bel contesto naturale. A livello nazionale sono evidenti gli ottimi risultati ottenuti nelle competizioni internazionali, soprattutto a livello giovanile, segno di grande vitalità e capacità del settore, sia a livello centrale che periferico. Questo mi porta ad essere ottimista sul futuro del canottaggio italiano, anche in considerazione della capacità di reazione e della volontà d’innovazione che sta dimostrando in questi mesi difficili”.

Tra le categorie che vanno a formare i tesserati della Federazione, lei ritiene che la categoria master sia in continua crescita e se sì perché? “Credo che negli ultimi anni la categoria master abbia avuto una notevole crescita, in coerenza con una generale evoluzione culturale e sociale, che ha favorito la diffusione dell’attività sportiva oltre l’età giovanile. Molto spesso, alla ricerca di un maggiore benessere fisico e di un corretto stile di vita, si è sovrapposto il desiderio di proseguire o riprendere, anche dopo molti anni, la pratica sportiva. Una tendenza che non poteva non interessare uno sport come il canottaggio, giustamente considerato tra gli sport più completi per il benessere e la prevenzione di varie patologie. Per questo credo che saranno sempre di più quelli che avendolo praticato in gioventù decidono di riprenderlo, come è stato anche nel mio caso, oppure che vogliono sperimentarlo in età adulta (piuttosto che chiudersi in palestra), per poi appassionarsene e praticarlo anche a livello agonistico”.

Direttore Calabrese, tra gare virtuali e ritorno alla normalità il canottaggio pare essere uscito indenne dall’onda pandemica, anche se ora ci troviamo come detto prima nel pieno della seconda ondata, ma la sua società è riuscita a mantenere le “vocazioni” remiere e continuare a fare corsi? “L’interruzione dell’attività durante la primavera ha provocato qualche defezione, soprattutto tra i più giovani, per cui l’estate ha visto la presenza quasi esclusiva degli atleti più esperti, in preparazione per le successive competizioni. Ma già da settembre, oltre a molti rientri, abbiamo avuto alcune nuovi promettenti arrivi”. Ritiene che il Coastal Rowing possa crescere ancora e svilupparsi in tutta Italia? “Ritengo che il Coastal Rowing possa avere un notevole sviluppo ed il suo futuro, ed eventuale, inserimento nel programma olimpico potrà certamente favorire la sua diffusione nelle località costiere italiane. Tuttavia credo che alcuni aspetti della regolamentazione di questa specialità, possano essere ancora migliorati, come la definizione delle categorie d’età, il numero di equipaggi in gara, le indicazioni del percorso (soprattutto sulla distanza lunga) e le modalità di partenza e di arrivo. In particolare mi lasciano piuttosto perplesso sia l’inserimento del tratto di corsa sulla spiaggia che le operazioni piuttosto confuse e potenzialmente pericolose previste durante l’imbarco e lo sbarco degli atleti”.

Ci può svelare ancora qualche altra notizia storica oltre a quali discipline vengono praticate nel suo sodalizio? “La Sezione di Brindisi della LNI, presente in città da oltre un secolo, fa parte integrante della cultura marinara e sportiva della città. La sua attività comprende anche quella di altri gruppi sportivi: della vela, della pesca sportiva e del diving. A questo si aggiungono corsi per le patenti nautiche, conferenze e seminari attinenti all’ambiente marino, ma non solo, iniziative musicali e culturali di vario genere. Per quanto riguarda l’attività del gruppo sportivo canottaggio, avviata nel 1975, mi permetto di portare la mia testimonianza, allora quindicenne e tra i primi iscritti al gruppo nell’estate di quell’anno. È stato un periodo molto intenso, impegnato nella scuola e nei duri allenamenti quotidiani, ma che ha lasciato in me un forte legame con questo sport, con la società e le persone che ne facevano parte. Al punto che, dopo quasi quarant’anni dalla mia esperienza giovanile, nel 2016 mi sono deciso a tornare in quella che ho sempre considerato la mia società, ritrovando alcuni vecchi amici, come l’antico maestro Giovanni Libetta, per tutti semplicemente ‘Libetta’ ed il ragazzo di una volta, l’attuale coach Pasquale Libetta, oltre a molti nuovi amici con cui condividere questa ritrovata passione”.

Secondo lei quale futuro potrà avere il canottaggio indoor, cioè quello praticato sul remoergometro, oramai sdoganato da questa pandemia? “Credo che il canottaggio indoor possa avere nel futuro un grande sviluppo nel numero di praticanti, sia per la crescente diffusione dei remoergometri nelle palestre che per il loro regolare utilizzo nelle società di canottaggio. È probabile che questa attività diventi sempre più autonoma e ricca di appuntamenti, anche in considerazione del possibile utilizzo del web per le competizioni a distanza. Non credo che questo possa essere negativo per il nostro sport, anzi è probabile che possa essere di stimolo e portare ad un maggior interesse dall’esterno anche verso la pratica del canottaggio in barca”. Direttore, nel ringraziarla la invito, se lo ritiene opportuno, a chiudere formulando le ultime considerazioni, con la speranza che il prossimo anno tutto sia più semplice: ”Grazie per questa opportunità e quindi vorrei ringraziare, a nome di tutto il gruppo, il Consiglio Direttivo ed in particolare il nostro Presidente Roberto Galasso ed il Consigliere allo sport per il canottaggio Franco Leoci, per la disponibilità e l’impegno a sostegno degli obiettivi che ci siamo posti.

Quindi ringrazio Canottaggio.org per questa bella iniziativa che permette di conoscere le tante diverse realtà delle società di canottaggio in tutta Italia. Infine, tornando ai temi trattati, mi auguro che in Italia il canottaggio possa essere sempre più conosciuto, apprezzato e praticato, sia a livello agonistico che amatoriale. Ritengo che l’obiettivo di allargare la base dei praticanti vada quindi perseguito con decisione, da parte della Federazione come dei singoli circoli, rivolgendosi in primo luogo ai più giovani, ma favorendo e valorizzando anche la crescita dei meno giovani e quindi del settore master. Una particolare attenzione andrebbe inoltre rivolta all’ulteriore sviluppo del settore femminile, per arrivare, anche nel canottaggio, ad un effettivo equilibrio di genere. Sono infatti convinto che tutto ciò, oltre ad avere notevoli ed indubbie ricadute positive sul piano sociale, sia anche il presupposto per ottenere risultati agonistici sempre più importanti e prestigiosi in campo internazionale”.

Fonte: http://www.canottaggio.org/1_news/2020_2news/1230_LN_brindisi.shtml